E' positivo il quadro che emerge dal Secondo rapporto dell’Osservatorio Turismo & Natura istituito da WWF, Legacoop Turismo, AIGAE e FederCultura Turismo Sport/Confcooperative, incentrato sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica del turismo in aree ad alto valore naturalistico. L’Osservatorio ha lo scopo di monitorare, con indagini semestrali, gli andamenti della domanda di turismo naturalistico sul piano qualitativo e quantitativo, i cambiamenti e le novità sul versante dell’offerta, le indicazioni sull’impatto ambientale prodotto dal turismo. Nell’indagine sono state coinvolte 238 cooperative/società/associazioni legate alle quattro organizzazioni che potevano fornire anche più di una risposta alla stessa domanda. Decisamente significative le risposte relative alla ricaduta delle attività di turismo naturalistico sul territorio e sulla estesa rete di collaboratori che le imprese attivano grazie alla proprie attività. Il 41,67% delle imprese intervistate dichiara di avere più di 10 realtà economiche collegate per le proprie attività (l’85% di queste sono rappresentate da altri operatori del turismo, il 58% da associazioni culturali e il 53,33% da società di servizi). Complessivamente il 50% degli operatori dichiara che il 100% degli addetti fissi dell’impresa appartengono alle comunità locali delle aree in cui si svolgono le attività. Per il 60% degli intervistati la comunità locale ha una considerazione positiva delle attività di Turismo e natura, e il 51,67% dichiara che non ci sono mai stati conflitti legati alla presenza di turisti sul territorio (causati per il 30% degli intervistati dalla presenza invadente di escursionisti e nel 10% dei casi da campeggiatori abusivi). Diversi i vantaggi per il territorio dalle attività di turismo, che ha contribuito al suo miglioramento estetico (45%) al recupero del centro storico (41,67%), al miglioramento degli esercizi commerciali (40%), senza portare (61,67% delle risposte) a un aumento dei prezzi e del costo della vita per la comunità locale. Infine il turismo ha sviluppato il senso di appartenenza del territorio (43,33%), all’identificazione della comunità locale con l’area di interesse naturalistico (43,33%), e addirittura, nel 35% dei casi al cambiamento d’opinione in chi era contrario all’istituzione di un area protetta. In questi ultimi 5 anni, dichiarano gli operatori, la sensibilità dei turisti nei confronti dell’ambiente è aumentata, in particolare, nel rispetto degli elementi naturali (58,33%) e nell’attenzione alla raccolta differenziata (40%), mentre risulta decisamente aumentata complessivamente per quasi il 27% degli intervistati. Le “bestie nere” dell’ambiente, ossia gli impatti provocati dai turisti nelle are verdi sono i rifiuti (67%), i danni a sentieri provocati da cavalli, mountain bike, moto fuori strada, passaggi fuori sentiero rappresentano il 46,67%; altre criticità provengono da traffico e mobilità (41,67%) e dall’ asportazione e danneggiamento di elementi naturali (40%). I gestori delle aree protette potrebbero però fare la loro parte per contenere questi guai, redigendo dei piani di capacità di carico turistico (63,33%), riqualificando i sentieri più battuti (45%) e chiudendo le strade secondarie al traffico motorizzato (48,33%). Nel 70% dei casi non esiste all’interno dell’impresa una certificazione o una carta di qualità che contiene riferimenti specifici di attenzione alla sostenibilità ambientale, mentre ben il 55% degli intervistati è ignaro che il Ministero dell’Ambiente ha definito per le attività turistiche nei parchi un marchio di qualità. Secondo il 61,67% delle imprese coinvolte nell’inchiesta, i turisti potrebbero pagare un ticket di ingresso di 1-3 euro per accedere a un’area protetta, purchè il ricavato venga investito a beneficio del parco stesso
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