28.7.06
Ridecolla il turismo degli italiani
27.7.06
Napoli vista dal mare
25.7.06
LE AREE PROTETTE CAMPANE:STALLO E OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO A RISCHIO PER 1.500.000 ABITANTI DELLA CAMPANIA
27 luglio 2006-07-25
Ore 10-11
SALA DELLA LOGGIA
MASCHIO ANGIOINO, Napoli
c o n f e r e n z a s t a m p a
delle Associazioni Ambientaliste:
LE AREE PROTETTE CAMPANE:
STALLO E OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO A RISCHIO
Parchi e riserve naturali rischiano di esistere solo su carta
Subito il completamento degli organi di gestione, pena la perdita di milioni di euro di fondi europei
Allo stato attuale, le aree protette regionali non esercitano un attivo ruolo: non fanno conservazione e non propongono e determinano sviluppo. Spesso sono viste negativamente dalle popolazioni locali o sono del tutto inavvertite.
Una situazione di stallo malgrado siano passati ben tredici anni dall’istituzione di parchi e riserve regionali in Campania.
Infatti:
- nel 1993 viene varata la legge regionale n.33 che istituisce le aree protette in Campania
- ma solo, nel 2002 e nel 2003, dopo alterne vicende, sono stati emanati i decreti definitivi per l’istituzione di parchi e riserve regionali
- solo nel 2005 sono arrivate le nomine dei Presidenti
- allo stato attuale ancora si sta aspettando la nomina dei direttori e degli consigli direttivi.
Di fatto Parchi e Riserve per poter funzionare, per accedere ai nuovi fondi europei 2007/2013, per promuovere conservazione e sviluppo sostenibile necessitano obbligatoriamente di direttori, personale e consigli direttivi.
Le Associazioni Ambientaliste dunque chiedono:
la sollecita istituzione dei consigli direttivi, l’espletamento del concorso per i direttori e la individuazione del personale (senza questi organi le aree protette regionali esistono solo sulla carta). Parimenti si chiede che contemporaneamente riprenda ad operare il Comitato Consultivo Regionale per le aree protette.
20.7.06
Festambiente 2006
Per maggiori informazioni circa il programma telefonare a: Circolo Festambiente Rispescia (GR) consultare il sito www.festambiente.it
Per informazioni riguardo la possibilità di pernottamento nei pressi di Festambiente rivolgersi a APT di Grosseto 0564 462611
Ue: chi inquina paga
Il turismo fa bene alle comunità locali che vivono nei territori ricchi di biodiversità
Parlamento Ue riconosce il commercio equo
"No al vino di Pinocchio"
15.7.06
13.7.06
10.7.06
Quando vinceremo i campionati di civiltà?
Invece teppisti e incoscienti non curanti degli appelli e degli inviti hanno lasciato il segno, senza differenza di città o regione dal nord al sud della Penisola.
In liguria un morto annegato; a Milano incidenti stradali e un motociclista schiantatosi contro un'auto a 20 minuti dal termine della partita; a Roma teppisti lanciano bombe carta e la polizia carica Campo dei Fiori; a Potenza una ragazza di 19 anni è morta in un incidente stradale mentre tornava a casa dopo i festeggemanti; a Napoli incidenti stradali, vetrine rotte in Via Roma e in un quartiere periferico la camorra approfitta del caos e uccide ancora per "regolare i suoi conti".
Insomma, abbiamo vinto per la IV volta i campionati del mondo di calcio.
Quando vinceremo i campionati di civiltà?
9.7.06
Volontariato: il popolo dell'antimafia non va in vacanza
Circa 1000 ragazzi provenienti da tutt’Italia, cinque cooperative impegnate, cinque regioni interessate, dal Piemonte alla Puglia, dalla Calabria alla Campania per finire alla Sicilia, sette associazioni coinvolte.
8.7.06
Mondiali di Calcio
6.7.06
Legambiente - Città: presentato a Roma Ecosistema Urbano Europa
05/07/2006 11:30 - L'indagine di Legambiente sulle performances ambientali delle metropoli dell'Ue a 25
C’è Helsinki da sola, lassù, la più sostenibile tra le metropoli europee. Precede nettamente grandi città come Berlino e Barcellona - che pure ottengono un giudizio positivo – e medie città come Goteborg, Dresda o Copenaghen. Gli altri centri urbani europei invece arrancano, sono assediati dallo smog o congestionati dal traffico, hanno poco verde o poca qualità urbana, poca raccolta differenziata e tanta spazzatura, non conoscono le isole pedonali o hanno pochissime piste ciclabili. Vienna a Stoccolma sono a un passo dalla sufficienza piena, mentre Madrid e Parigi, Londra e Bruxelles sono davvero lontane dalla sostenibilità. Le italiane, poi, escono davvero male dal confronto europeo. Milano e Napoli malissimo.
A tracciare questo identikit ambientale delle città europee con più di mezzo milione di abitanti è la ricerca Ecosistema Urbano Europa realizzata da Legambiente e dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, con il contributo di Dexia Crediop. E’ la prima ricerca di benchmarking ambientale fatta all’interno della Ue (anzi addirittura è la prima a livello mondiale) su un campione di città così elevato e su un ampio spettro di parametri, con dati tutti originali. Ecosistema Urbano Europa è stato presentato oggi a Roma, nel corso di una conferenza stampa, da Roberto Della Seta (presidente nazionale Legambiente), Mauro Cicchiné (presidente Dexia Crediop), Maria Berrini e Lorenzo Bono (Ambiente Italia).
In questo primo report sono state prese in esame 26 città della Ue a 25, che hanno collaborato con Legambiente e Ambiente Italia alla redazione del rapporto fornendo le cifre relative ai diversi indicatori esaminati: l’inquinamento atmosferico (con le concentrazioni di biossido di azoto, polveri sottili e ozono), la depurazione delle acque reflue, i consumi idrici, le aree verdi e quelle pedonalizzate, l’uso del trasporto pubblico e la densità delle linee urbane su ferro, la gestione dei rifiuti e quella energetica (con un focus su impianti solari e teleriscaldamento) e, infine, le politiche ambientali dell’amministrazione (dagli acquisti verdi alla progettualità sostenibile). In tutto 20 indicatori che hanno consentito a Legambiente di stilare – partendo dai dati analitici di Ambiente Italia – una vera e propria classifica delle eco-performance dei 20 centri urbani con popolazione superiore al mezzo milione di abitanti. Il livello di copertura di questo primo Ecosistema Urbano Europa risulta nel complesso più che soddisfacente. I centri considerati – 9 del
nord, 8 dell’Europa centrale, 7 del sud e 2 dell’est – appartengono a 13 diverse nazioni. Naturalmente c’è l’intenzione di estendere, già a partire dal prossimo anno, la ricerca ad altre capitali europee – Atene, Amsterdam, Budapest, Lisbona e Varsavia prime fra tutte – oggi assenti per la scarsa disponibilità di informazioni. Almeno la metà delle aree urbane considerate conta più di un milione di abitanti, 5 di queste superano i due milioni.
Il giudizio migliore lo strappa dunque la capitale finlandese, forte di ottime prestazioni in tutti i parametri analizzati: 98 abitanti su cento sono ad esempio allacciati al teleriscaldamento, il sistema che sfrutta il calore prodotto da impianti industriali o incenerimento dei rifiuti per riscaldare le abitazioni. Nonostante una quota di spazzatura finisca per l’appunto incenerita c’è una ottima percentuale di raccolta differenziata, prossima al 50%. Le piste ciclabili sono capillari (si conta un chilometro di strada riservata alle bici ogni cinque abitanti), l’area urbana è piena di verde (134mq per abitante), la depurazione al top (100%), lo smog non assente ma nemmeno asfissiante. La capitale finlandese prende dunque un 8 nella pagella Legambiente.
Se Helsinki è la città sicuramente più sostenibile, sono buoni anche i giudizi di Berlino (73% il giudizio), Goteborg e Dresda (71%). La capitale tedesca raggiunge ad esempio un record nella quantità di Kw di energia solare installati su edifici pubblici (21.200), Goteborg ha i valori di biossido di azoto e polveri sottili più bassi d’Europa (c’entrano forse qualcosa anche l’area pedonale più estesa del Continente e il record per il verde pubblico con 181 mq per abitante), mentre il capoluogo della Sassonia ha la miglior raccolta differenziata (54%) e un risparmio idrico spinto (ogni abitante consuma meno di 100 litri di acqua al giorno!). Barcellona e Copenaghen, entrambe più che sufficienti (67%), puntano molto sull’energia pulita (la prima) e sul teleriscaldamento (la seconda). E qui però finisce il quadro di quelle che hanno superato l’esame e iniziano invece le bocciature, molto più numerose delle promozioni.
Al limite della sufficienza sono Vienna (59%) – che ha valori discreti in diversi parametri ma un elevato inquinamento atmosferico – e Stoccolma (53%), una delle città più verdi d’Europa ma anche una delle città con la maggiore produzione di rifiuti. Poi a scendere incontriamo le metropoli più in affanno: Madrid (50%), Parigi e Saragozza (44%), Anversa (40%). Le tre italiane inserite da Legambiente nello studio compaiono tutte nel gruppo delle otto peggiori (Roma è quintultima col 29%). Milano e Napoli sono addirittura penultima e ultima (25% e 21%). Il capoluogo partenopeo offre isole pedonali virtuali, zero piste ciclabili, un trasporto pubblico scadente, una abbondante produzione di rifiuti aggravata dall’assenza di una seria raccolta differenziata (solo il 5%). Mentre Milano eccelle per lo smog: ha i valori più alti in Europa per le polveri sottili, è seconda solo a Parigi per i livelli di ozono. Anche Roma esce male dal confronto con le colleghe europee (vedi soprattutto le voci smog e rifiuti), ma almeno tiene botta nei parametri del trasporto pubblico e in quello dell’energia solare.
Al di là della classifica, la lettura dei dati di Ecosistema Urbano Europa offre la possibilità di fare due diversi ragionamenti: il primo sulla qualità ambientale in generale delle metropoli dell’Unione, il secondo sulla distanza tra le città italiane e alcune esperienze continentali particolarmente positive. Dallo sguardo d’insieme emerge che uno degli elementi comuni di criticità è relativo alla qualità dell’aria. Solo in alcune aree urbane del campione – come Helsinki, Goteborg o Heidelberg – i valori dello smog sono conformi ai limiti di legge. Nei ¾ delle città considerate le polveri sottili sono fuorilegge e c’è almeno un’area del centro urbano dove il biossido di azoto supera i valori massimi consentiti. La depurazione delle acque (media europea 92%) copre ormai la quasi totalità degli abitanti dell’Unione, eccezion fatta per Bruxelles e Nicosia. Anche la raccolta differenziata (26% in media) è assai diffusa, ma con differenze notevoli: le città scandinave e del centro Europa hanno tassi di recupero che oscillano tra il 35% e il 60%, le città mediterranee, dell’est e della Gran Bretagna si collocano quasi stabilmente sotto il 20%.
Altro problema dell’Unione è la mobilità. Nella gran parte delle aree urbane il trasporto pubblico intercetta un numero considerevole di passeggeri (con alcuni picchi, come a Praga), mentre l’estensione di linee veloci di trasporto collettivo (metro, treni urbani e tram) è molto diversificata. Londra, Madrid, Parigi, Berlino e Barcellona si spostano più di tutte su ferro
Amplissimo, invece, il divario nella mobilità ciclopedonale. C’è una Europa, quella del nord in particolare, dove ci si sposta in bicicletta per andare al lavoro o a scuola e c’è un’altra Europa dove si pedala solo per svago. Una buona dotazione pro capite di piste ciclabili la troviamo a Helsinki, Stoccolma e Copenaghen. Italia: non pervenuta. Sempre al nord troviamo tanto verde urbano e, spesso, una continuità tra aree urbanizzate e boschi circostanti, che da sempre sono considerati alla stregua di veri e propri parchi pubblici, facilmente accessibili dalla popolazione. Gli abitanti di Goteborg, Helsinki e Stoccolma hanno a disposizione almeno 100 metri quadri di aree verdi a testa. Un ragionamento simile vale anche per Praga. Ma anche senza raggiungere livelli così elevati, città come Bristol con oltre 30 mq/ab mostrano una disponibilità di verde pubblico che è tre volte superiore a quella di Parigi e Milano e addirittura dieci volte quella di Riga e Napoli.
Scendendo dalla bicicletta, a piedi ci si sposta meglio a Barcellona. Senza raggiungere i picchi di alcune città scandinave (dove le aree pedonalizzate - inclusi i percorsi ciclo-pedonali - sono superiori al metro quadro per abitante) nella capitale catalana c’è una superficie pedonalizzata ormai pari a circa 400 mq ogni 1.000 abitanti, mentre una città come Milano ha valori inferiori a 100 mq ogni 1.000 abitanti. Sul fronte delle politiche energetiche e della lotta al cambiamento climatico, le città cominciano a diventare protagoniste. Quasi il 50% dei comuni partecipanti ha definito piani o obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Uno dei segni più tangibili dell'impegno energetico delle città sono le politiche di supporto allo sviluppo delle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica, che in alcune amministrazioni si sono tradotte anche in standard e prescrizioni dei regolamenti edilizi (tra queste Barcellona e Roma). La dotazione di impianti solari per la produzione di energia termica e fotovoltaica negli edifici pubblici ha raggiunto dimensioni ragguardevoli soprattutto in due grandi città dell’Europa centrale come Berlino e Vienna, capitali di Paesi dove questo tipo di tecnologia è storicamente all’avanguardia. Tra le altre amministrazioni che superano i 1.000 kW di potenza installata, oltre ad Heidelberg e Parigi, si segnalano anche due città mediterranee come Barcellona e Roma che hanno ormai una diffusione apprezzabile di impianti solari e possono cominciare a confrontarsi con le migliori esperienze europee.
Tornando a uno sguardo d’insieme sull’Unione Europea è la penisola scandinava che strappa il maggior numero di primati di settore. Mentre addirittura nella metà dei parametri quantitativi di Ecosistema Urbano Europa sono Milano e Napoli a offrire le performance peggiori: è il caso dell’inquinamento da Pm10, dei consumi idrici, del verde urbano, delle aree pedonali e delle piste ciclabili, dei rifiuti e della raccolta differenziata. Relativamente alla gestione della spazzatura va anzi messo in evidenza un dato paradossale: Napoli è la città europea che produce più pattume e insieme la città europea che fa meno raccolta differenziata. E le continue emergenze rifiuti nella metropoli partenopea sono lì a ricordarci quanto la gestione di questo settore sia in ritardo.
In generale l’Italia esce dalla ricerca con le ossa rotte. Napoli è ultima, Milano penultima, Roma quintultima. Non sono solo le posizioni in classifica a evidenziare il ritardo del Belpaese. Spessissimo, nei parametri esaminati, Roma, Milano e Napoli inoltre hanno prestazioni di gran lunga peggiori non solo rispetto alle prime della classe, ma anche rispetto alla media europea. E’ il caso dello smog, dei rifiuti, del verde urbano e della depurazione. Napoli ad esempio è la peggiore di tutte nel parametro del verde urbano: 2 striminziti mq di parchi e giardini per abitante contro i 181 mq di Goteborg. I milanesi hanno a disposizione spazi pedonalizzati 80 volte più piccoli di quelli di Goteborg. Napoli non ha piste ciclabili, mentre nella gelida Helsinki ci sono 193 metri riservati ai ciclisti ogni 100 abitanti. Le nostre metropoli abbondano invece in smog. Roma e Milano si salvano solo in un paio di parametri: entrambe hanno buoni valori nel trasporto pubblico, Milano ha una discreta raccolta differenziata (29%, ma ormai da un po’ la città non investe più in questo settore), Roma ha fatto un davvero ottimo investimento nel solare sugli edifici pubblici. Segnali che fanno ben sperare, ma che per ora ci relegano in coda all’Europa.
4.7.06
TURISMO: TORNANO I TEDESCHI, CI AMANO I CINESI
Il Belpaese torna ad attrarre i turisti. Dopo essere stato dimenticato o quasi per lunghi periodi, il sereno sembra spendere di nuovo: tornano i tedeschi, arrivano cinesi e indiani, si continuano a ricordare di noi in massa i giapponesi, raddoppiano letteralmente gli australiani. E gli italiani? Tornano a "giocare in casa" preferendo le spiagge nostrane e magari gli agriturismi dei piccoli borghi al lungo viaggio in terre lontane che i piu' adulti lasciano volentieri agli avventurosi teen-ager. I nostri connazionali nel 46% dei casi trascorreranno entro i confini domestici le nostre vacanze. E' la fotografia che scattano insieme la fondazione "Symbola" per le qualita' italiane e l'Osservatorio Bitlab "Essere e apparire" sul turismo in Italia. Che cosa ha funzionato? E' presto detto: citta' d'arte, buona cucina, bellezze naturali, il solito mix imbattibile, insomma, piu' qualcosa che oggi, secondo gli esperti del settore, fa dell'Italia il piu' straordinario generatore di emozioni positive al mondo: un'offerta di bellezza che va dalle grandi citta' ai piccoli borghi, che premia le produzioni artigianali tradizionali con una esuberanza finalmente nuova.
2.7.06
E' vero turismo responsabile?
Intanto questa è una notizia da conoscere ed approfondire...basta devolvere un pò di soldi a cause giuste per definire il turismo responsabile?
Leading Hotels, impegno nel turismo responsabile
In termini di salvaguardia dell'ambiente, sostegno ai tesori culturali, supporto alle comunità locali
Tra i Leading Hotels che si distinguono per il loro impegno a favore di un turismo responsabile ci sono hotel impegnati in ambito ambientale, strutture coinvolte in programmi educativi a supporto delle comunità locali o ancora alberghi che sostengono le forme artistiche e culturali del luogo. Ecco alcuni esempi di come alcune strutture Leading hanno individuato una via efficace per schierarsi a favore di un turismo responsabile. Ad esempio tra quelli impegnati sul fronte Natura e Ambiente si cita il Chateau de la Messardière a Saint Tropez, che collabora con la "Lega per la protezione degli uccelli" o LPO. L'albergo, in qualità di "Refuge LPO", si impegna a tutelare il suo parco vietando la caccia, assicurando una presenza costante di acqua e nidi per gli uccelli e garantendo il non utilizzo di pesticidi. Nei giardini del Chateau de la Messardière verranno inoltre esposte 10 singolari "case" per gli uccelli disegnate da architetti e designer di fama internazionale. Il Dusit Laguna Resort a Phuket in Tailandia, in collaborazione con enti locali, è un sostenitore del progetto volto alla tutela delle tartarughe marine attraverso programmi educativi e iniziative culturali.
Sul fronte cultura, beneficenza, comunità locale ad esempio l'hotel King David a Gerusalemme è un attivo sostenitore dell'organizzazione "Elem" che supporta le famiglie in difficoltà. L'hotel favorisce l'impiego di giovani fra i 16 e i 18 anni e, attraverso istituzioni di beneficenza locali, fornisce quotidianamente pasti ai più poveri e ai bambini ammalati di cancro. L'hotel è inoltre costantemente impegnato in ambito ecologico promovendo il riciclo della carta e del vetro.
Il Grand Hotel Europe a San Pietroburgo propone ai suoi clienti vip card che consentono molti vantaggi nell'utilizzo dei servizi alberghieri. Una percentuale dei ricavi generati da questi acquisti vengono devoluti in beneficenza a favore degli ospedali per orfani. L'albergo collabora inoltre con alcune istituzioni culturali e benefiche locali nell'organizzare gala di beneficenza per raccogliere fondi a favore dei bambini e degli orfani. Il Grand Hotel Europe sta studiando anche un programma di formazione per gli orfani, cercando di facilitarne il futuro ingresso nel mondo del lavoro.