Rifiuti campani: 3,4 milioni di euro sprecati perché mancano gli impianti di compostaggio
24/05/2007 13:57 -
Uno spreco di 3,4 milioni di euro. Una spesa irrazionale e inutile per il solo trasporto fuori regione dei rifiuti organici. A tanto ammonta il costo annuo sostenuto dai 95 comuni campani che raccolgono separatamente la frazione umida guadagnandosi il titolo di “Comuni Ricicloni”, assegnato da Legambiente alle amministrazioni locali che hanno raggiunto percentuali di raccolta differenziata superiori al 35%.Comuni che oggi devono esportare la frazione organica a centinaia di chilometri di distanza per il trattamento negli impianti di compostaggio della Sicilia, della Puglia, della Calabria e del Veneto, pagando solo per arrivare fino a lì 70 euro a tonnellata. Questo perché in Campania non esistono impianti sufficienti a trattare le quantità raccolte.“Costruire entro l’anno almeno una decina dei venti impianti di compostaggio previsti in Campania è una scelta fondamentale e indispensabile alla soluzione dell’emergenza per due ragioni – spiega Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente -. Perché ridurrebbero la quantità eccessiva di organico nel rifiuto indifferenziato che oggi non garantisce la produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) a norma nei sette impianti regionali che, così com’è, non potrà essere bruciato a ottobre nell’inceneritore di Acerra. Ma anche perché verrebbe meno la necessità di molte discariche, a differenza di come è stato da vent’anni a questa parte. Auspichiamo che si applichi lo stesso decisionismo che è stato dimostrato nell’individuare le nuove discariche anche per aprire i cantieri di questi impianti”.A conti fatti, con 3,4 milioni di euro, oggi spesi inutilmente, si potrebbe costruire 1 impianto di compostaggio per trattare in loco 25mila tonnellate di organico, equivalenti a un bacino di utenza di 400mila abitanti, realizzabile, collaudo incluso, in 12 mesi e in grado di funzionare per almeno 15 anni.
24/05/2007 13:57 -
Uno spreco di 3,4 milioni di euro. Una spesa irrazionale e inutile per il solo trasporto fuori regione dei rifiuti organici. A tanto ammonta il costo annuo sostenuto dai 95 comuni campani che raccolgono separatamente la frazione umida guadagnandosi il titolo di “Comuni Ricicloni”, assegnato da Legambiente alle amministrazioni locali che hanno raggiunto percentuali di raccolta differenziata superiori al 35%.Comuni che oggi devono esportare la frazione organica a centinaia di chilometri di distanza per il trattamento negli impianti di compostaggio della Sicilia, della Puglia, della Calabria e del Veneto, pagando solo per arrivare fino a lì 70 euro a tonnellata. Questo perché in Campania non esistono impianti sufficienti a trattare le quantità raccolte.“Costruire entro l’anno almeno una decina dei venti impianti di compostaggio previsti in Campania è una scelta fondamentale e indispensabile alla soluzione dell’emergenza per due ragioni – spiega Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente -. Perché ridurrebbero la quantità eccessiva di organico nel rifiuto indifferenziato che oggi non garantisce la produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) a norma nei sette impianti regionali che, così com’è, non potrà essere bruciato a ottobre nell’inceneritore di Acerra. Ma anche perché verrebbe meno la necessità di molte discariche, a differenza di come è stato da vent’anni a questa parte. Auspichiamo che si applichi lo stesso decisionismo che è stato dimostrato nell’individuare le nuove discariche anche per aprire i cantieri di questi impianti”.A conti fatti, con 3,4 milioni di euro, oggi spesi inutilmente, si potrebbe costruire 1 impianto di compostaggio per trattare in loco 25mila tonnellate di organico, equivalenti a un bacino di utenza di 400mila abitanti, realizzabile, collaudo incluso, in 12 mesi e in grado di funzionare per almeno 15 anni.
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